DIETA
                                            










                                
















                             






                               























                                            






ENERGIA

DEFINIZIONE

Il fabbisogno energetico viene definito come l’apporto di energia di origine alimentare necessario a compensare il dispendio energetico di individui che mantengano un livello di attività fisica sufficiente per partecipare attivamente alla vita sociale ed economica e che abbiano dimensioni e composizione corporee compatibili con un buono stato di salute a lungo termine

CONSIDERAZIONI GENERALI

Le raccomandazioni sui livelli di assunzione dei singoli nutrienti vengono elaborate includendo un margine che tiene conto della variabilità dei fabbisogni individuali, in modo da soddisfare le esigenze della quasi totalità dei membri sani di un gruppo di popolazione. Tale approccio non può essere applicato alla stima dei fabbisogni energetici, le cui raccomandazioni rappresentano i fabbisogni medi di gruppo. Ciò perché sia un eccesso che un difetto di energia rispetto ai reali fabbisogni specifici individuali comportano rispettivamente un deposito o una rimozione di energia delle riserve corporee con conseguenze negative sulla salute a lungo termine.

Il fabbisogno energetico è definito sulla base di stime del dispendio energetico piuttosto che, come avveniva in passato, sulla base della stima dell’apporto energetico con la dieta. Infatti, sebbene l’approccio basato sul dispendio energetico possa essere complicato dalla relativa scarsezza di dati sui costi energetici delle varie attività, bisogna considerare che l’approccio basato sulla stima dell’apporto energetico con la dieta è viziato dal fatto che questo non necessariamente corrisponde alla domanda energetica del corpo e può non essere compatibile con il mantenimento a lungo termine di livelli auspicabili di peso, composizione corporea e attività fisica. Nella presente edizione dei LARN l’approccio adottato per il calcolo dei fabbisogni di energia si basa sulla stima del dispendio energetico per tutti gli individui al di sopra di 10 anni di età. Al di sotto di questa età, questo approccio risulta meno affidabile in quanto non esiste una sufficiente documentazione scientifica su cui basare la stima del dispendio energetico. I pochi dati esistenti sono stati rilevati su piccoli gruppi di bambini britannici e americani, e non possono quindi considerarsi rappresentativi per l’Italia. Inoltre, il sistema adottato per la misura del dispendio energetico nella prima infanzia è stato soprattutto quello cosiddetto dell’ "Acqua Doppiamente Marcata (2H218O), il quale è basato su una serie di ipotesi (International Dietary Energy Consultancy Group, 1990) che - valide per l’adulto - non sono interamente rispettate nell’organismo in crescita. È legittimo quindi mantenere una riserva prudente nei confronti di questi dati che potrebbero essere affetti da errori sistematici, se pur lievi. Per tale motivo l’approccio adottato per la stima dei fabbisogni di energia tra 0 e 10 anni si basa ancora su dati di assunzione di energia. Si ritiene comunque utile riportare che, come menzionato nelle RDA del Regno Unito (Department of Health, 1991), i livelli energetici fissati dalla FAO/WHO/UNU per i bambini (WHO, 1985) sulla base di misure degli apporti di energia risultano leggermente superiori rispetto a quelli calcolati mediante misure con il metodo dell’acqua doppiamente marcata.

Termogenesi indotta dalla dieta

Per termogenesi indotta dalla dieta si intende l'energia che l'organismo spende in più ogni volta che si assume del cibo. Anche per questo motivo alle persone sovrappeso viene spesso consigliato di frazionare la propria razione calorica giornaliera in tanti piccoli pasti.

La spesa energetica legata alla termogenesi alimentare corrisponde, mediamente, al 10% del consumo calorico quotidiano. Essa è data da due componenti: la termogenesi obbligatoria e la termogenesi facoltativa.

Una parte dell'energia spesa è destinata ai processi fisiologici e metabolici legati alla digestione, all'assorbimento e all'elaborazione dei nutrienti introdotti con la dieta (Termogenesi obbligatoria)

 
Una parte dell'energia viene spesa in conseguenza dell'attivazione nervosa simpatica, indotta, per esempio, da sostanze nervine (Termogenesi facoltativa)

L'effetto termogenico del cibo varia in funzione dei nutrienti che lo costituiscono:

Protidi: hanno in assoluto il più alto valore termogenico; l'energia spesa per i vari processi sopradescritti ammonta infatti al 30% dell'apporto calorico fornito dalle proteine assunte con gli alimenti

Glucidi: potere termogenico basso (7% dell'energia fornita)

Lipidi: potere termogenico bassissimo (3% dell'energia fornita)

L'effetto termogenico delle proteine è più alto di quello degli altri nutrienti, poiché la deamminazione degli amminoacidi e la successiva produzione di urea, costa molta energia all'organismo.

Anche le sostanze nervine, come la caffeina e le molecole ad essa affini (contenute nel the, nel cacao, nel guaranà ecc.), hanno un discreto potere termogeno.

Attività fisica

L'attività fisica è la voce più variabile di spesa energetica, poiché dipende dalle abitudini lavorative e dallo stile di vita del soggetto.

In linea generale, in un individuo sedentario, il dispendio energetico legato all'attività fisica corrisponde mediamente al 30% della spesa calorica giornaliera.

Va comunque tenuto presente che il consumo energetico legato all'attività fisica è in stretta relazione con la massa corporea del soggetto. Tanto più questa è maggiore e tanto più alto sarà il dispendio calorico associato all'impegno fisico. Ciò è dovuto, ovviamente, alla maggiore richiesta energetica necessaria per spostare l'elevata mole corporea; inoltre, occorre ricordare che il tessuto adiposo funge da isolante termico, impedendo la dispersione del calore prodotto. Le persone sovrappeso sono quindi costrette a spendere maggiori energie per eliminare il calore sviluppato durante l'attività fisica.

Termoregolazione

Gli esseri umani sono omeotermi, devono cioè mantenere la propria temperatura interna entro un range abbastanza costante di valori. Tutto ciò costa all'organismo moltissima energia, necessaria per:

mantenere l'omeotermia interna malgrado le fluttuazioni della temperatura esterna

 

eliminare il calore interno prodotto dal metabolismo e dall'attività muscolare

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